Il giorno dopo non morì nessuno. Scocca la mezzanotte del 31 dicembre e in una non meglio precisata nazione e le persone smettono di morire. L’avvenimento suscita inizialmente sentimenti di trionfo e felicità e per le strade avvengono manifestazioni di patriottismo con tanto di imbandieramenti e inni cantati a squarcia gola. Tuttavia, ben presto iniziano i primi problemi: dalle agenzie funebri alle compagnie d’assicurazione, dalle case di riposo agli ospedali, l’assenza della morte inizia a creare non pochi problemi di natura giuridica, sociale ed economica. Perfino le comunità religiose sono seriamente preoccupate per l’assenza della morte perché senza di essa non ci può essere resurrezione.
Ben presto si scopre, tuttavia, che basta portare il moribondo fuori dal confine nazionale per porre fine alle sue agonie, e così la maphia (quella elegante, sofisticata e intraprendente, con la “ph”) si industria e comincia ad organizzare viaggi oltre-confine con garantita sepoltura appena fuori dal territorio nazionale, circostanza che porta i governi dei paesi limitrofi sul piede di guerra in una situazione esplosiva che verrà ancora una volta brillantemente risolta grazie all’acume maphioso. Questo scompiglio dura sette mesi, al cessare dei quali sarà la Morte stessa ad annunciare il proprio ritorno e la ripresa del suo secolare impegno con l’umanità. Da quel momento, però, la morte non sarà più repentina e inaspettata ma preannunciata con una settimana di anticipo tramite lettere di colore viola,
che concedono al destinatario il tempo necessario per regolamentare i propri affetti e la propria posizione con il fisco.
Una sola missiva non raggiunge il proprio destinatario, un violoncellista, in quanto viene per ben tre volte rispedita al mittente. Così, la Morte, assunte le sembianze di una piacevole donna, decide di consegnare personalmente la lettera al destinatario, senza immaginare che fra essa e il violoncellista d’instaurerà un rapporto particolare, che porterà la Morte ad innamorarsi dello stesso violoncellista e a sospendere (ancora una volta) la propria missione. E il giorno dopo non morì nessuno.
Il premio nobel per la letteratura, Josè Saramago, stupisce con il suo stile ironico e leggero, che esorcizza la paura della Morte cogliendone gli aspetti più “umani” e raccontando una storia perfetta, rotonda e divertente, che lascia adito alle più svariate letture personali.
Marco Rampf
