«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!»
Lc 9,28-36
Nel suo vangelo, Luca parla più volte di Gesù che prega. La preghiera, mettersi coscientemente alla presenza di Dio e intrattenersi con Lui, fiduciosi nel suo amore, è un atteggiamento tipicamente umano. In ciò Gesù si manifesta pienamente uomo, creatura di fronte al suo Creatore. Nel brano della Trasfigurazione vediamo chiaramente ciò che avviene, in modo normalmente invisibile, mentre noi preghiamo.
Prima di tutto il monte (non semplicemente un monte come dicono Mt e Mc) è il luogo dell’incontro con Dio, dove la terra si protende verso il cielo e il cielo si china verso la terra, abbracciandola. Il monte, come il deserto, è lì dove più facilmente si prega, in un contatto con il Cielo più ravvicinato. Gesù sale sul monte con tre dei suoi apostoli: Pietro, il capo; Giovanni, il discepolo amato; Giacomo, il primo dei Dodici che sarà martirizzato (At 12,2). «Per pregare»: Gesù fa un gesto di grande intimità con loro: li conduce nel grembo del Padre, li fa entrare nella corrente di amore che lo unisce a Dio: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io» (Gv 17,24).
«Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante»: il Figlio di Dio aveva assunto la forma umana. Pietro e gli altri due apostoli, come tutti i contemporanei di Gesù, quando lo guardavano vedevano un uomo, uno qualunque, uno di loro. In questo momento no. Come se le due nature in Gesù si fossero rovesciate nelle loro posizioni: il corpo non nasconde più la divinità di Gesù, ma la manifesta. La sua divinità, la sua gloria si fa vedere. Il bianco luminoso, il candore sfolgorante delle vesti è il colore della risurrezione (Lc 24,4; Ap 3,4-5, 7,9: le vesti candide dei risorti). Lo sfolgorio, come quello del sole che splende in tutta la sua forza caratterizza il volto di Gesù risorto e vivo (Ap 1,16). Dunque, Gesù si manifesta come già risorto. Quando preghiamo anche noi cambiamo di aspetto, la vita del Risorto splende attraverso il nostro corpo mortale. Anche noi possiamo essere trasfigurati dalla preghiera.
«Mosè ed Elia apparsi nella gloria parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme»: Mosè ed Elia sono presenti nella gloria di Gesù, partecipano alla sua rivelazione. Mosè è profezia di Gesù in quanto liberatore del popolo dalla schiavitù d’Egitto e legislatore. Elia è l’emblema di tutto il profetismo d’Israele che aveva reso viva e attuale la Parola di Dio nei secoli di attesa del Messia. Tutta la Sacra Scrittura, la Parola di Dio, si riversa e acquista lo splendore della sua verità in Gesù. Mosè ed Elia, apparsi nella gloria di Gesù, cedono il passo a Colui che è il più forte (Lc 3,16) di loro che li comprende, superandoli.
I tre apostolisono oppressi dal sonno: come tutti noi, che facciamo così fatica a star svegli quando preghiamo e, a volte, ci nascondiamo dietro l’alibi della nostra stanchezza per non pregare proprio! Ad un certo punto si svegliano e Pietro, a nome di tutti, fa una sparata inopportuna: vorrebbe chiudere Gesù dentro un tabernacolo (tenda). No. Evidentemente non erano in estasi! Pietro fa un ennesimo spontaneo tentativo di pianificare la gloria di Gesù e di racchiuderla nei suoi schemi mentali. Ma Dio non si lascia intimorire dai nostri intorpidimenti spirituali e dai nostri contorti ragionamenti carnali. Nonostante tutto, avvolge i tre con la sua Presenza (nube, ombra) e parla a loro indicandogli l’essenziale: «Questo è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Dio ordina solo di ascoltare Gesù. Sono superati tutti i portavoce di Dio che lo hanno preceduto. Solo Lui è da ascoltare, da accogliere e seguire come Maestro. Solo Gesù, non più circondato dalla luce gloriosa, non più a colloquio con i personaggi celesti. Il Gesù quotidiano che Pietro, Giovanni e Giacomo conoscevano bene. La voce del Padre mette a tacere tutti i ragionamenti “progettuali” di Pietro. Ora si tratta solo di stare zitti per ascoltare l’Unico che ha diritto di parlare e di essere ascoltato.
«Ascoltate!»: imperativo essenziale in tutta la Bibbia. Dio vuole prima di tutto che noi lo ascoltiamo. Il verbo shema, in ebraico, e akuo, in greco, significa ascoltare per obbedire. Per la Bibbia non esiste un ascoltare la Parola di Dio senza un sottomettersi ad essa. E per il cristiano non c’è un ascoltare Gesù, senza un mettere in pratica il suo insegnamento.