«Ma a voi che ascoltate, io dico:
amate i vostri nemici!»
(Lc 6,27-38)
Questo è il discorso di Gesù più difficile da accettare. E non solo per i nostri fratelli ebrei e musulmani, ma per tutti noi. Per questo possiamo dire che qui siamo nel cuore del vangelo, in ciò che è specifico solo del cristiano: l’amore per i nemici. Infatti, Gesù si rivolge esplicitamente ai suoi discepoli («A voi che ascoltate, io dico!»). Il discepolo di Gesù è quello che crede in Lui, si fida e lo segue. Non solo “sente” le sue parole, ma le ascolta con attenzione, le fa sue e le mette in pratica. Dunque, ai suoi discepoli Gesù ordina di superare l’antica legge del taglione («Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido» Es 21,24-25) che pure tendeva a regolamentare con un certo equilibrio i rapporti tra le persone. Gesù chiede ai suoi discepoli non soltanto di non vendicarsi in modo squilibrato, non soltanto di sopportare i nemici e di essere pazienti con loro, ma anche di amarli. Questa è una cosa impressionante, sconvolgente e non certamente facile da realizzare.
L’obiettivo è amare i nemici. Non si tratta di un sentimento di amore, ma di essere «operosi nella carità», come dice S. Paolo (Gal 5,6). Gesù elenca una serie di cose da fare che non sono altro che esercizio di amore. Primo: fare del bene a coloro che ci odiano. Secondo: benedire e non maledire. Terzo: pregare per coloro che ci hanno fatto del male. I versetti 29 e 30 delineano un modo di fare, che chiamerei resistenza passiva: porgere l’altra guancia, lasciarsi spogliare. Il benedire è esercizio di dominio della lingua, che Papa Francesco sottolinea tante volte. Gesù non ci dà il permesso di sfogare la nostra ira maledicendo colui che ci ha fatto del male. Soprattutto nella nostra preghiera impariamo a dire bene di colui che ci ha fatto del male, in modo da trasformare il male in bene. Benedire, ringraziare Dio anche per chi ci fa del male. Lasciamoci sorprendere dalle meraviglie che Dio può trarre da una situazione di grande prova. Facciamo come Gesù che, oltraggiato non rispondeva con oltraggi; maltrattato, non minacciava vendetta (1Pt 2,23). Pregare per coloro che ci maltrattano implica affidarli al Signore che, solo, sa tramutare il cuore di pietra in cuore di carne.
Segue un altro principio: E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Si tratta di un detto antico che Gesù attualizza a modo suo: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Gesù lo dice in positivo: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te!”. Molto più impegnativo! Il non fare pone un limite, il fare apre alla creatività.
I versetti 35 e 36 sono molto importanti, perché danno la motivazione fondamentale: “Ama chi ti fa del male, perché il Padre ama te che gli hai fatto del male e continui a farlo e Lui non si stanca di perdonarti”. Il Padre, Dio, è il modello da imitare. Egli ama gli ingrati e malvagi che siamo noi. Egli ama te, che sei ingrato e malvagio. Dunque, tu sei chiamato ad amare i tuoi nemici e coloro che ti fanno del male. L’amore con cui Dio ama te, che sei un peccatore, trabocca dal tuo cuore e raggiunge le persone che ti circondano, anche quelle che ti fanno del male. È un amore contagioso, disarmante. Ama con lo stesso amore con cui Dio ha amato te.
36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Come ci ama il Padre? Con viscere materne (così letteralmente dice il testo greco). Come è scritto nel libro di Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15).
Perdonate e sarete perdonati: ricorda le parole che recitiamo ogni giorno nel Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12).
Dunque, l’amore per i nemici non può essere motivato dal nostro buon cuore, o da un nostro immenso sforzo, ma deve partire dal nostro rapporto con il Padre. Il nostro sguardo, la nostra attenzione interiore deve focalizzarsi sul Padre e su Gesù. Solo se viviamo un rapporto intimo con Loro possiamo amare come loro amano e vincere con l’amore il male, come ha fatto Gesù.