12 gennaio 2024
TU SEI IL MIO FIGLIO PREDILETTO
(Lc 3,15-16.21-22)
Il popolo si trova di fronte a un personaggio singolare: Giovanni, il Battezzatore. Ode la forza bruciante della sua parola, la franchezza delle sue esortazioni. Poteva venire un Messia più grande di lui? Il figlio di Zaccaria aveva tutte le carte in regola per essere l’Unto del Signore: era di stirpe sacerdotale (come Melchisedek), nel deserto era stato colpito dalla Parola del Signore (come Mosè), era vestito di peli di cammello e denunciava le inadempienze del re (come Elia). Il popolo attendeva e tutti si facevano la stessa domanda in cuor loro: “Che sia lui il Cristo?”.
Giovanni si sente sovraccaricato di un peso che lo mette a disagio: era riuscito nella sua missione di preparare al Signore un popolo ben disposto (Lc 1,17), ma non era lui l’Atteso delle nazioni! Lui era solo l’araldo di Colui che doveva venire. L’amico dello Sposo ha preparato la sposa, ma non può presentarle lo Sposo. Questi si fa ancora attendere. Ma dov’era Gesù? Per noi è facile collegare il Gesù adulto al Gesù bambino. Ma erano passati circa trent’anni! Trenta lunghissimi anni nei quali il piccolo segno (Lc 2,12) s’era fatto ancora più piccolo fino ad essere, forse, dimenticato. Gesù s’era mescolato al popolo, alla gente comune. Viveva immerso nella quotidianità e nella cultura del suo tempo. Nessuno si era accorto della sua straordinaria personalità. Lui era già unito alla sua sposa (l’umanità!), aveva già intrecciato la Sua vita con quella di lei. Fino a smarrirsi. Non aveva niente di diverso dai “suoi”, neanche il nome: Gesù, come Simone, Giuda, Maria, Giuseppe, … designavano allo stesso modo tantissime persone. Proprio uno qualunque. Questo voleva dire, per Dio, incarnarsi o, meglio, umanizzarsi. La sua umanizzazione era riuscita così bene che anche il suo fedele precursore ne aveva perso le tracce. Continuava, però, ad annunciare il più Forte. Il suo battesimo di acqua solo predisponeva i cuori alla salvezza, ma non la conferiva. La redenzione, il riscatto può essere solo opera di Dio e del suo Messia. Il Forte di Giacobbe che viene per strappare il prigioniero dal potere dell’oppressore, per far sfuggire la preda al tiranno, per combattere l’avversario, per salvare i suoi figli (cfr. Is 49,25) è il Messia, l’unico, inviato da Dio.
Il suo arrivo sorprende tutti: nella fiumana di gente che scende tra le acque del Giordano, Gesù è uno qualunque, come potrei essere io o tu. Non si distingue tra gli altri penitenti. Riceve anche lui il battesimo di acqua del peccatore pentito. La sua preghiera, dopo essere uscito dall’acqua, fa la differenza. Per i suoi effetti: i cieli si aprono, lo Spirito Santo scende e rimane su di Lui e il Padre gli parla, manifestandogli tutto il suo amore sconfinato. Le acque del Giordano avevano lavato i peccati di tutti, si erano infangate dello sporco di tutti. Tutti chi? Tutti coloro che, riconoscendosi peccatori, avevano sentito il bisogno di manifestare con un gesto esteriore la loro volontà di accogliere la salvezza. Chi si immergeva nel Giordano lo faceva confessando le proprie colpe (Mc 1,5), con la speranza di essere liberato, predisponendo il proprio cuore a ricevere la salvezza. Ma Giovanni non dava la salvezza. Dava solo la speranza e incoraggiava all’attesa. Le acque del Giordano rimanevano putride. Fino a quando si è immerso Gesù. Per questo Giovanni dirà di Lui: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!” (Gv 1,29). Gesù, scendendo in quelle acque non ha confessato i suoi peccati, ma ha preso su di sé quelli di “tutto il popolo”. Ha cominciato a verificarsi la Parola: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio rese peccato in nostro favore” (2Cor 5,21). Sulla Croce Gesù prenderà su di sé tutte le conseguenze del peccato, ma in questo momento assume il nostro riconoscerci peccatori. Per la prima volta Gesù prende il posto dell’umanità peccatrice, il nostro posto. Assunto l’atteggiamento sacerdotale dell’intercessore, si presenta al Padre come sommo sacerdote che sa compatire le nostre infermità, le fa sue (Eb 4,15). È allora che il cielo, chiuso dal peccato, si apre e viene giù lo Spirito Santo, facendo emergere dalle acque fangose l’uomo nuovo, primizia della creazione redenta. Uomo nuovo che Dio riconosce e ama come suo Figlio. Rivolto verso il suo popolo, ora Dio dichiara a tutti noi: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata” (Is 62,4).